dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 1
dicembre 2014 - di Mimmo Sammartino
«Sulla Pista
Mattei in gioco il futuro»
L'assessore
Berlinguer in trincea dopo l'esclusione lucana dal Piano aeroporti
Si può vivere senza aeroporti? Nell'era della globalizzazione, si può stare sui mercati e giocarsi la partita per lo sviluppo economico e turistico di un territorio prescindendo dai collegamenti aerei? L'assessore regionale ai trasporti, Aldo Berlinguer, ritiene che questa ipotesi non sia plausibile. E si prepara a battere i pugni, domani, nella Conferenza unificata Stato-Regioni, per far inserire anche Pisticci nel Piano italiano delle infrastrutture aeroportuali elaborato dal ministro Maurizio Lupi. In quel piano sono compresi 112 aeroporti. La Basilicata è esclusa. «Nell'intesa generale quadro sulle infrastrutture, elaborata nello scorso giugno - spiega Berlinguer - Pisticci figurava. Ma lì non c'è finanziamento. Invece la Pista Mattei non rientra nel Piano nazionale degli aeroporti. Ed è un fatto molto grave. Bisogna fare di tutto per correggerlo».
Cominciamo dal principio, assessore
Berlinguer. Diciamo che il sogno di volare dei lucani ha conosciuto molte
illusioni e altrettante false partenze. Lei non pensa che la questione
prioritaria sia quella di assicurare un servizio: cioè la
possibilità, per i lucani, di raggiungere un aeroporto su strade decenti e in
tempi ragionevoli? Che poi sia in Lucania o a Pontecagnano e a Bari, conta meno.
0 no?
«Credo
che questo possa valere se si guarda al problema solo come servizio "in
uscita" per i lucani. Ma non vale per quello che riguarda lo sviluppo economico
del territorio».
Si
spieghi meglio...
«L'aeroporto di Bari può
offrire un servizio agli abitanti di Matera, così come
quello di Pontecagnano può garantire Potenza e il
Potentino. Ma queste soluzioni non possono ritenersi esaustive».
Perché?
«Un aeroporto porta con sé un marchio e "vende" un territorio. Gli aeroporti pugliesi hanno molto sostenuto la crescita della loro realtà regionale. Così come quelli campani hanno potenziato, ad esempio, il turismo sulla costiera amalfitana, nel Cilento, magari spingendosi fin verso Maratea e lambendo qualche territorio del Potentino. Ma resta tagliata fuori l'area a Sud di Matera, con tutto il Metapontino e il litorale jonico, anche in Calabria. Mentre decolla il progetto Matera capitale europea della cultura 2019, non si può rinunciare a un aeroporto».
«Un aeroporto porta con sé un marchio e "vende" un territorio. Gli aeroporti pugliesi hanno molto sostenuto la crescita della loro realtà regionale. Così come quelli campani hanno potenziato, ad esempio, il turismo sulla costiera amalfitana, nel Cilento, magari spingendosi fin verso Maratea e lambendo qualche territorio del Potentino. Ma resta tagliata fuori l'area a Sud di Matera, con tutto il Metapontino e il litorale jonico, anche in Calabria. Mentre decolla il progetto Matera capitale europea della cultura 2019, non si può rinunciare a un aeroporto».
A
suo giudizio, sarebbe una soluzione la struttura di Pisticci?
«Sono
convinto di sì. Un aeroporto della Magna Grecia costituirebbe
la risposta più idonea a un'offerta turistica che è rilevante. Non
è più immaginabile che una sfida del genere si possa giocare adeguatamente
con i soli collegamenti limitati a strade e a treni».
Ma un aeroporto a Pisticci sarebbe una sfida economicamente sostenibile dal punto di vista dei numeri?
Ma un aeroporto a Pisticci sarebbe una sfida economicamente sostenibile dal punto di vista dei numeri?
«Ritengo
di sì. Ci sono elementi sistemici che oggi danno forza a un progetto
aeroportuale al servizio del territorio...».
Quali?
«Primo: l'incremento reddituale in Paesi finora economicamente deboli. Secondo: la scolarizzazione cresciuta sullo scacchiere globale. Terzo: il costo dei trasporti che è andato precipitando, cosa che rende il viaggio alla portata di tutti. Quarto: ci sono ritmi
sempre più serrati, con viaggi che durano pochi giorni e che quindi diventano possibili solo con il trasporto aereo. Di conseguenza, non poter contare su un aeroporto diventa una sciagura. Si è esclusi dal flusso».
«Primo: l'incremento reddituale in Paesi finora economicamente deboli. Secondo: la scolarizzazione cresciuta sullo scacchiere globale. Terzo: il costo dei trasporti che è andato precipitando, cosa che rende il viaggio alla portata di tutti. Quarto: ci sono ritmi
sempre più serrati, con viaggi che durano pochi giorni e che quindi diventano possibili solo con il trasporto aereo. Di conseguenza, non poter contare su un aeroporto diventa una sciagura. Si è esclusi dal flusso».
Dunque,
lei dice, non c'è turismo senza aeroporto del territorio...
«Non
solo è fondamentale per poterci arrivare. L'aeroporto stabilizza e allunga la
fruizione turistica. Chi prende l'aereo, in genere, non riparte il giorno
dopo e si ferma per più tempo in un determinato luogo. D'altronde, rinunciare
agli aeroporti significa rassegnarsi ad avere metà Italia che non produce reddito.
Condannata all'assistenza (e le risorse non ci sono più) o allo spopolamento».
Assessore,
in sostanza sta delineando una via aeroportuale allo sviluppo?
«Guardi,
l'aeroporto va considerato una battaglia di libertà e di emancipazione perché è
un modo per emergere nella sfida globale. È la rivoluzione dell'era del
"low cost"».
Per
concludere, lei dice che questa è una sfida che merita
di essere colta. Ci sono le condizioni anche perché possa
essere vinta?
«Sono
convinto di sì. Le risorse ambientali e culturali dell'Italia e della
Basilicata hanno una forza in grado di attrarre un numero sempre
più alto (e scolarizzato) di visitatori. Se siamo bravi potremo attrarre
chiunque da dovunque. Certo, bisogna essere bravi. Ma senza aeroporto manca il
presupposto anche per poterci provare e per poter competere».
Mimmo
Sammartino
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